Quando gli arabi influenzavano l'Europa di Qasim 'Abduh Qasim |
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Parlare dell’influenza araba nell'Europa medievale significa toccare una tasto dolente, poiché a fronte di un passato glorioso c'è un presente di decadenza in cui, dal ruolo di protagonisti, siamo passati a svolgere quello di comparse sullo scenario della civiltà mondiale. Nella mia visione sono stati due i valori fondamentali alla base della fiorente civiltà arabo-islamica, come del resto di qualsiasi altra: la scienza e la giustizia. Ma si potranno concretizzare questi valori nel mondo arabo? Tuttavia, trattiamo qui un altro capitolo della storia di questa civiltà, quello relativo alla comunicazione e l’influsso da e verso l’Europa durante il Medioevo. Il movimento delle conquiste islamiche trasformò il mare Mediterraneo - che i romani chiamavano Mare Nostrum - in un bacino arabo islamico quando gli arabo-musulmani conquistarono la costa orientale e meridionale e attraversarono lo stretto di Gibilterra passando alla penisola iberica ed imponendo il loro dominio sulle isole mediterranee. Non si trattò però soltanto di un'invasione militare, bens? di stabilità ed edificazione. Del resto il Mediterraneo non è stato un fattore di divisione, quanto piuttosto un fattore di unione e di comunicazione tra l’area araba e l’Europa. La civiltà araba islamica attuò enormi risultati sia per quanto riguarda il bagaglio cognitivo, giunto al livello di rivoluzione del sapere nella storia della scienza, sia per quanto concerne il passaggio dalla fase descrittiva, a cui si erano fermati i greci e altri nell’antichità, alla fase sperimentale e applicativa. L’islam e il progresso scientifico Innanzitutto il commercio Vennero inoltre trasferite all’Europa occidentale tecniche agricole arabe attraverso zone come quella di Valenza e la Sicilia, oltre alla fabbricazione del vetro, della terracotta vetrificata e della carta. Tutte queste merci erano molto pregiate nel commercio mediterraneo all’inizio del secolo XV. L’influsso della sofisticata tecnologia ingegneristica araba nell’Europa occidentale medievale è stato evidenziato incontestabilmente da studi moderni. Sono rarissimi i libri che descrivono gli strumenti, ma spiccano i tre fratelli iracheni denominati «i figli di Mosè», dal nome del padre, Musa Bin Shakir, amico stretto di Al-Ma’mun prima che assumesse il califfato e durante il suo governatorato nel Khorasan. I tre fratelli sono tra i personaggi più notevoli della cultura arabo-islamica nella Bagdad del secolo IX. Furono scienziati unici e validi ingegneri a cui vengono attribuiti più di venti scritti di tecnologia sofisticata, di cui non ce ne rimangono che tre, uno sulla matematica, giunto a noi nella traduzione latina (il che dimostra che l’Europa si interessava alla traduzione di queste opere durante i primi passi del Rinascimento); un secondo sulle macchine automatiche, mentre il terzo è la descrizione di uno strumento musicale anch’esso automatico.
I figli di Mosè e la valvola conica L’orologio meccanico è stato forse lo strumento più importante conosciuto nel Medioevo. Si ritiene essere stato invenzione di un ignoto artigiano orologiaio dell’Europa occidentale alla fine del secolo XIII, ma è ormai certo che tutti gli elementi del progetto erano già noti agli arabi da molti anni. Alfonso X, re di Castiglia (1226-1284) curò la raccolta di libri arabi tradotti nei Libros del Saber per rendere le conoscenze arabe fruibili in lingua castigliana. Non è per nulla agevole seguire il percorso di idee tecnologiche che si trasmettono solitamente per mezzi non scritti, come la comunicazione tra uomini del mestiere, i racconti di viaggio e l’imitazione di opere già realizzate. Pertanto non si può trovare sempre una prova inconfutabile sul percorso compiuto da un’idea tecnologica nel suo passaggio da una regione culturale ad un’altra. Ma non è concepibile credere che l’orologio meccanico sia apparso d’improvviso in Europa senza alcuna premessa; è più plausibile che sia stato il risultato di influssi arabi come fu il caso in altri numerosi campi. Dal settore dell'alta tecnologia, passiamo alle arti figurative. Gli archeologi e, in genere, gli storici dell’arte si sono interessati all'osservazione degli influssi islamici sui manufatti metallici dell’Europa medievale, sia per quanto concerne i modelli, le forme e gli stili, sia per la tecnica utilizzata in questo campo. E certa la prova che dimostra che manufatti metallici sono giunti in Europa nel Medioevo dalla regione araba e dal mondo islamico. Il vasellame europeo a superficie metallizzata prendeva a base quello iracheno risalente ai secoli IX e X. Così gli occidentali ripresero lo stile “vernice bruciata” per decorare la superficie di rame a guisa di quanto appare sul pulpito privato di Enrico II ad Aachen in Germania. D’altro canto giunsero dalla zona araba all’Europa altri modelli decorativi che godettero di ampia diffusione come i disegni a volute su sfondo nero e quelli arabescati che passarono attraverso le Crociate. Addirittura i modelli decorativi arabi lasciarono un impatto sulle suppellettili usate nelle chiese come il calice eucaristico di Wilton che reca chiari influssi di arte islamica. Su alcuni di questi pezzi, come la pisside e la patena attualmente custodite in un museo di Vienna, si trovano copie di incisioni arabe. Nel campo della smaltatura su manufatti ornamentali, studi moderni hanno assodato origini islamiche per la porcellana fabbricata a Limoges. Lo storico dell’arte Boshtal fu colui che scoprì questa relazione in uno studio del 1946. Arrivò alla conclusione che il piatto di Innsbruck fabbricato in Iraq da Hâkim Diyâr Bakr per Dâwud Bin Saqmân nel 1144 e conservato nel museo di Innsbruck non è altro che un esempio di manufatto islamico, e precisamente iracheno settentrionale. Non c’è dubbio che alcuni pezzi di questa produzione siano arrivati in Francia al seguito dei crociati. Fu così che agli artigiani di Limoges venne l’idea del disegno smaltato e da allora conservarono gelosamente la tecnica e i soggetti. La Divina Commedia ha fonti arabe L’orientalista spagnolo Asín Palacios osserva gli influssi islamici dividendoli in tre gruppi: il racconto dell’ascensione notturna di Muhammad (Isrâ’ e Mi‘râj), un racconto sufico di ascensione al cielo scritto da Ibn ‘Arabî e l’Epistola del perdono del poeta Abû l-‘Ala’ al-Ma‘arri (morto nel 1058). Lo scritto di Palacios sollevò una violenta polemica negli ambienti culturali e accademici europei, e gli studiosi si divisero in due fazioni contrapposte. La diatriba iniziata negli anni ‘20 sarebbe potuta durare fino ad oggi se non fosse stato per la scoperta di una traduzione francese e latina del racconto del Mi‘râj intitolato La escala de Mahoma risalente al secolo XIX. Gli studiosi scoprirono che era stato già tradotto in lingua castigliana negli anni '50 del secolo XIII. La ricerca moderna ha appurato che Dante fu parecchio influenzato da questo libro, ma nell’ambito di una sua avversità all’islam, anche perché la Divina Commedia si ispirava a un sentimento di inimicizia generalizzato nei confronti di questa religione. La Divina Commedia è un’opera europea giunta proprio durante l’assimilazione di elementi culturali arabi, con loro relativa declinazione e riadattamento. Le influenze arabe sulla cultura europea non si limitano alla letteratura d’élite, ma si infiltrarono nelle usanze, nelle tradizioni e nelle pratiche popolari. L’Europa conobbe, tramite l’Andalusia, un metodo divinatorio per leggere la fortuna, arabo per natura e per origine. Questo metodo, conosciuto come lettura della scapola d’agnello, consisteva nello scegliere una pecora o un agnello dal gregge dell’interessato o da un commerciante affidabile. Dopo averlo tenuto in casa per tre giorni si procedeva allo sgozzamento e alla lessatura in acqua bollente. Quando la carne iniziava a staccarsi si estraeva la scapola dell’agnello per la lettura del messaggio riportato, ovverosia segni, graffi, incisioni e brandelli di carne aggrappati all’osso, ognuno dei quali aveva un significato e dava un’indicazione. Ci sono manoscritti con testi in arabo e latino e disegni a mano della scapola dell’agnello e la spiegazione dei posti dove leggere i presagi riportati dalla scapola, come fa ora chi legge la tazzina di caffè. I testi scritti pervenutici sulla scapola di agnello danno conto della miscela razziale nella società andalusa. Per altro verso, una delle funzioni principali di questo metodo divinatorio era la previsione delle nefaste conseguenze di battaglie e conflitti, il che ci mostra alcuni tratti della vita politica tra i musulmani e i cristiani in Spagna. Siviglia e Toledo furono tra i centri di trasferimento dell’insegnamento arabo verso ovest, e qui nacquero parecchi traduttori di testi specifici sulla divinazione e la predizione della fortuna. Ad un dato momento del sec. XV, un professore di medicina presso l’Università di Parma scrisse un importante trattato sulla magia, dedicando due capitoli alla divinazione per mezzo della scapola d’agnello, metodo ampiamento diffuso nel Medioevo. Questi sono alcuni esempi dell’influsso arabo sull’Europa del Medioevo. Nonostante non coprano tutti gli aspetti, ce ne rivelano per lo meno alcuni che hanno veramente contribuito ad infuenzare la cultura europea in quel periodo. Fonte: mensile al-‘Arabî, settembre 2004 Traduzione: Andrea Locati |
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