Jussif, il narratore di odori a colore di Paola Manduca |
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(Parte prima) Jussif Muhammad Arrab si svegliò di colpo e si ritrovò seduto sul pavimento fresco della sua nuova casa. Era fine estate e lui dormiva per terra su di una stuoia, come faceva quando ancora abitava in Marocco, sulla terrazza della casa dei nonni, sotto al cielo asciutto della notte. Aveva sognato l'asino nano di Ibraim. Ibraim era stato il suo vicino di casa ed il suo asino era stato un buon compagno nei pomeriggi lunghi d'estate. Si lasciava cavalcare, gli veniva addosso e lo spingeva con il muso umido ed a volte sembrava ridere di lui con i denti in mostra tra le grosse labbra. Era un asino molto piccolo e biondo. Jussif lo salutava quando, all'alba Ibraim lo portava via con le borse di paglia larghe sui fianchi, per usarlo nel trasporto della menta, ed era felice al suo ritorno. Profumava di menta, di fieno e di caldo umido. Così Jussif si svegliò un po' triste e pensando all'asino si preparò per uscire. Era il suo terzo giorno di scuola e già conosceva la strada da percorrere svelto al mattino. In questa città a quest'ora, la strada odorava di pane, ma solo sull'angolo vicino alla scuola, e per il resto di umido. Diverso dall'odore di frittura e di menta a cui era abituato. E i compagni odoravano di detersivo e dentifricio, non di olive e montone. La classe odorava di ...niente, e non di stuoie e di legno come quella di prima. Le cose nuove da imparare, oltre agli odori, dovevano essere una quantità inimmaginabile, questo l'aveva capito subito al suo arrivo Jussif, ma non lo preoccupavano. Lui, pensava, poteva mettere insieme gli odori di lì e di qui e ricordarli tutti, dunque avrebbe potuto mettere insieme suoni, parole e qualsiasi altra cosa. A scuola arrivarono i compagni e le compagne. Arrivò anche la maestra ed iniziò la lezione. Raccontava di un popolo antico che combatteva con lance e scudi ed aveva occupato anche l'Africa: i Romani. Jussif vedeva squadroni compatti di uomini armati, con tuniche ed elmi, sulle illustrazioni del suo libro. Camminavano nella spianata al di là delle mura della città... e poi si accorse che dall'altra parte delle mura c'era la sua città, c'erano arabi scalzi e con i turbanti e piccoli cavalli scalpitavano dietro le mura. Iniziò a disegnare, mentre la maestra raccontava. Alla fine della lezione ebbe un gran successo tra i compagni con il suo disegno. Solo lui gli aveva mostrato cosa c'era dietro il muro della città. Ebbe più successo di quanto avesse con la trottola da lancio e certamente assai più che a parlare con loro e più di anche di quando giocavano a pallone, cosa in cui se la cavava benino. Ed imparò anche che con il disegno attirava l'attenzione degli altri, meglio che con le parole! * Questa favola è stata premiata come seconda al premio Anderson e gentilmente concessa a www.arab.it dalla stessa autrice Dott.ssa Paola Manduca. |
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