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A quanti già
conoscono la grammatica ed i vocaboli della lingua araba basta l'ossatura
delle parole, cioè le sole consonanti, per leggere ed capire correttamente
testi scritti senza indicazione delle vocali.
Solo in dizionari, libri
scolastici, nel Sacro Corano, in letteratura, cioè ovunque si
senta la necessità di indicare con precisione la lettura, si
appongono i segni suddetti ed altri ad indicare i raddoppiamenti di
consonanti ed altri particolari.
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Le tre vocali lunghe
Nella pronuncia delle parole,
quando la voce si sofferma alquanto su una consonante, si indica scrivendo
una lettera, chiamata di prolungamento, subito dopo la consonante
che la precede nella pronuncia e cioè:
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La â (a lunga) si indica facendo seguire la lettera chiamata alif, alla consonante che la precede sormontata dalla
(fathah), cosi: |
La î (i lunga) si indica facendo seguire la lettera chiamata yâ, alla consonante che la precede con sotto la
(kasrah), cosi: |
La û (u lunga) si indica facendo seguire la lettera chiamata wâw alla consonante che la precede con sopra la
(dammah), cosi: |
Tanwîn o nunazione *
Per dare un significato
d'indeterminazione ad un sostantivo si possono trovare in fine della
parola i seguenti segni vocalici e si leggono rispettivamente:
an è il tanwîn della
fathah, cosi:
in è il tanwîn della
kasrah, cosi:
un è il tanwîn della
dammah, cosi:
Il raddoppiamento del segno vocalico è chiamato tanwîn
, in italiano, nunazione.
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* " In linguistica, fenomeno proprio
della lingua araba, consistente nell'aggiunta di un elemento nasale (an,
in, un) alla fine di un sostantivo per dare a questo un significato di
indeterminazione: per es., ragiul " uomo ", ragiulun "un uomo"." (Vocabolario
della lingua Italiana Treccani) |
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