PER NON DIMENTICARE SABRA E CHATILA

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PER NON DIMENTICARE SABRA E CHATILA

per non dimenticare nessuna barbarie - perché non accada mai più

Duemila palestinesi dei campi profughi di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut, furono massacrati, fra il 16 e il 18 settembre 1982, da miliziani libanesi con la supervisione e il sostegno dell’esercito israeliano che aveva invaso il Libano.

Erano soprattutto donne, ragazzi, bambini e anziani. Pochi giorni prima si era firmato un accordo per il quale i fedayin palestinesi avevano accettato di lasciare il Libano in cambio della garanzia di una protezione internazionale sulla popolazione palestinese rimasta. Ma la protezione non ci fu.

Ministro della difesa israeliano, stratega dell’invasione e della strage era Sharon.

"Io sono stato nel Libano. Ho visitato i cimiteri di Chatila e Sabra. E’ una cosa che angoscia vedere questo cimitero dove sono sepolte le vittime di quel massacro orrendo. Il responsabile di quel massacro orrendo è ancora al governo in Israele. E quasi va baldanzoso di questo massacro fatto. E’ un responsabile cui dovrebbe essere dato il bando della società."

Sandro Pertini, messaggio di fine anno agli italiani, 31.12.1983

 

A vent’anni di distanza, nessuno ha pagato per quel massacro. Sharon è primo ministro di Israele. La fossa comune che raccoglie i morti di Chatila è una discarica.

Lunedì 17 settembre pacifiste/i di diversi paesi e Donne in nero italiane pianteranno alberi di ulivo su quella fossa comune e ricorderanno chi non ha mai avuto giustizia.

Anche noi vogliamo ricordare, alle memorie distratte, la tragedia che si sta consumando in Palestina da oltre 30 anni con l’occupazione israeliana dei territori palestinesi.

PER UNA PACE GIUSTA IN PALESTINA:

  • l’invio immediato di osservatori a protezione della popolazione;
  • la fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, nel rispetto delle risoluzioni dell’ONU 242 e 237, lo smantellamento delle colonie israeliane a Gaza e Cisgiordania;
  • la nascita di uno Stato palestinese libero e indipendente, nei confini del 1967;
  • il riconoscimento di Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati (due popoli, due stati);

il diritto dei profughi palestinesi al rientro e la ricerca di una giusta soluzione

Lo chiedono i palestinesi, i movimenti pacifisti israeliani e di tutto il mondo, e lo stesso Parlamento europeo con la risoluzione del maggio 2001.

In Palestina, come ovunque nel mondo, solo una pace giusta, che rispetti i diritti dei popoli e la legalità internazionale, può fermare violenze e terrorismo e garantire un futuro senza guerre.

Contro la politica dei due pesi e due misure, delle "guerre umanitarie" e delle complicità coi regimi sanguinari, di chi tace le sofferenze atroci di tanti popoli e dimentica presto (l’11 settembre è il giorno della tragedia di New York e anche della tragedia del Cile di Salvador Allende), noi non vogliamo dimenticare nessuna barbarie, siamo solidali con tutte le popolazioni vittime di qualsiasi violenza, rifiutiamo qualunque atto di terrorismo e di guerra, che sia attuato da gruppi fanatici, da singoli stati o da alleanze militari.

Fuori la guerra dalla storia.

Donne in Nero, Coordinamento contro/versoG8 cui aderiscono: Cambiare rotta CGIL, CSA Aquarius, P.R.C., Giovani Comunisti, Gruppo Libera, Coop Soc. La Collina e La Vigna, F.A.I., A.R.C.I., Rete Lilliput, Nuova Sinistra DS, Sinistra Giovanile, Materiale Resistente, I Fiori Neri, Assoc.Rinnovamento della Sinistra, Atlantide, Pollicino Gnus - (R.E. 15.09.2001)



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