Appello di Tariq Ramadan

per la liberazione degli ostaggi in Iraq


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Erano andate per sostenere il popolo iracheno, per proteggere la sua gente da una guerra alla quale si erano opposte. Non avevano voluto né protezioni né armi. Lottavano per la dignità di tutti e di ogni persona, degli iracheni, degli italiani, di tutti gli esseri umani.

Nel caos, nell’inferno iracheno, tutto sembra ormai permesso e giustificato: organizzazioni e bande fanno riferimento all’islam prendendo in ostaggio donne e uomini innocenti, maltrattandoli, uccidendoli. Non possiamo rimanere in silenzio.

Dobbiamo dire e ribadire che l’islam e i musulmani, nell’unanimità delle scuole di diritto e di pensiero, respinge queste prese d’ostaggi, questi ricatti e questi ultimatum. Le comunità e organizzazioni islamiche d’Italia hanno chiesto la liberazione immediata e senza condizioni delle due volontarie e di tutti gli ostaggi sequestrati in Iraq. Bisogna che i sequestratori capiscano che i musulmani del mondo non accettano che la loro religione sia strumentalizzata e condannano le loro azioni ignobili.

Cittadini d’occidente, musulmani, ebrei, cristiani, buddisti, agnostici, atei, ecc. dobbiamo rifiutare di confondere coloro i quali dicono di agire in nome dell’islam (prendendo in ostaggio delle donne e degli uomini) e i musulmani del mondo che condannano il loro comportamento e il terrorismo.

Cittadino svizzero quale sono, scrivevo già nel 1997, dopo gli attentati di Luxor contro dei turisti, una “Lettera aperta di uno svizzero musulmano ai suoi concittadini”, nella quale esprimevo la mia condanna, la mia tristezza, ma soprattutto la necessità di distinguere tra i musulmani e gli estremisti e l’urgenza di sviluppare il dialogo.

Era necessario… e oggi è ancora più necessario. Insieme potremo vincere la nostra battaglia contro l’estremismo, l’intolleranza e la follia omicida degli uomini: oltre le irrinunciabili condanne, è con il dialogo e il comune impegno delle donne e degli uomini di buona volontà che lo scontro tra l’universo occidentale e quello islamico potrà essere evitato. E’qui, in occidente che dobbiamo dimostrare che siamo capaci di dialogare, di capirci e di agire insieme annullando i sospetti e le chiusure mentali. In democrazia la nostra responsabilità è immensa: se siamo incapaci di condannare insieme, di dialogare e costruire in partership un migliore avvenire, accreditiamo implicitamente coloro i quali non vedono altra soluzione che la guerra.

Con il loro impegno Simona Pari e Simona Torretta sono esempi. Chiediamo la loro immediata liberazione e quella di tutti gli ostaggi rivolgendo al contempo un appello ai nostri concittadini europei affinché s’impegnino al più presto possibile nel dialogo e nella reciproca conoscenza con la stragrande maggioranza dei musulmani che rifiutano il terrore, la violenza cieca e l’omicidio dei bambini.

Ginevra, 9 settembre 2004


Articolo ripubblicato da Arab.it in data 9 settembre 2004 


 
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