"Caro Silvio, avrei bisogno di Napoli, Taranto, Milano, e anche...". *

La nuova mappa delle basi e dei comandi militari dietro i colloqui di Roma, Bush-Berlusconi (Giugno 2004)


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La storia è nei dettagli. Quando Bush è andato dal Papa ha lasciato fuori dalla sala la valigetta nera con i codici di lancio dei missili nucleari. Ma vi sono anche altri dettagli che Bush a Roma non ha rivelato ai giornalisti. Le forze Usa stanno traslocando dal Nord Europa e il baricentro del potere navale della Us Navy sarà spostato in Italia. Il Quartier generale navale di Londra migrerà a Napoli. Il Comando della Sesta Flotta sorgerà a Taranto. La nuova "autostrada" militare Usa che passa per Milano-Solbiate Olona, Livorno-Camp Darby, Catania-Sigonella. E prevede l'ampliamento della micidiale base nucleare della Maddalena. Dietro i fumogeni della cronaca e la spettacolarità ecco i "dettagli" della visita di Bush.

Bush è venuto da Berlusconi non solo per l'Iraq ma anche per le basi Nato e Usa in Italia. E' questo il dato che non dovrebbe sfuggire al movimento pacifista. Il comando navale nel Quartier Generale Nato di Londra è ormai fuori gioco rispetto alle nuove guerre. Le truppe americane in Germania sono un soprammobile. Occorre spostare tutto. Ma dove? Le basi spagnole sono un'incognita con Zapatero, nessuna base turca non ha (come Taranto) la certificazione Nato HRF per l'alta prontezza d'uso delle forze navali Usa. E allora che fare? Bush va da Berlusconi e, dietro i fumogeni della cronaca e della spettacolarità, chiede di potenziare i punti nevralgici della logistica militare Usa in Italia. E' questo il retroscena della visita di Bush a Roma, con il suo staff di esperti e uomini in uniforme. Al centro c'è la nuova mappa militare Usa a Napoli, Taranto, Milano-Solbiate Olona, La Maddalena, Livorno-Camp Darby, Catania-Sigonella. Bush ha chiesto nuovamente a Berlusconi carta bianca per ridislocare a proprio piacimento navi, uomini e armi Usa in Italia: ha chiesto di realizzare una più rapida rete logistica militare. L'Italia non è più trincea della guerra di posizione contro l'Est con tante piccole basi disseminate nella Penisola.

L'Italia diventa punto di passaggio e "autostrada militare" con superbasi veloci per la guerra di movimento. Nessuna informazione è ufficialmente trapelata, ma si registrano interessanti novità. L'informazione più recente è quella delle ore 8.57 del 5 giugno 2004. L'esperto di questioni militari e strategiche Enrico Iacchia ha dichiarato a Radiotre (per informazioni: grr@rai.it) che in questi giorni - in cui l'attenzione focalizzata sulla guerra in Iraq e sulla visita di Bush a Roma - è passato in secondo piano il piano del Pentagono di ridislocare le sue forze in Europa, ritirando massicciamente i militari Usa dalla Germania e intendendo trasferire il comando navale Nato a Londra - "ormai fuori mano", ha argomentato Iacchia - più a sud. Attualmente il quartier generale di Northwood, vicino Londra, è sede del Quartier generale delle forze navali della Nato nel Nord Europa. "Gli Stati Uniti avrebbero voluto spostarlo in Spagna, ma con Zapatero sono sorti dei problemi. E allora probabilmente andrà in Italia, forse a Napoli", ha concluso Iacchia. L'Italia si appresta ad un potenziamento della presenza americana in alcuni punti strategici. Nuovi accordi, accordi da perfezionare, accordi da ratificare. Con il via libera dei due Presidenti sono ora lì quelle carte, sui tavoli che decidono il potenziamento del dispositivo militare Usa a Napoli e a Taranto.

Al centro ora c'è la grande questione del ridislocamento strategico da Londra a Napoli delle forze navali Usa, così come delineato dalle dichiarazioni di Enrico Iacchia. Cambia lo scenario strategico militare in cui si collocherà la più grande base navale della Nato nel Mediterraneo, cioè Taranto. Quando a febbraio abbiamo - documenti alla mano - parlato di trasferimento del comando della VI Flotta Usa da Gaeta a Taranto, pensavamo ad un "alleggerimento di Napoli", come se Napoli e Gaeta "andassero in pensione". E invece sembra che le cose si dirigano verso esiti che non avevamo previsto: da una prospettiva di ridislocamento a sud delle forze esistenti in Italia si passa ad un loro incremento e potenziamento per via dello spostamento complessivo verso l'Italia del baricentro militare navale americano. Lo spostamento da Napoli-Gaeta verso Taranto in realtà fa posto ad un corposo spostamento dal comando di Londra verso il Sud dell'Italia. E veniamo alle ripercussioni sulla base di Taranto, da poco diventata Nato con certificazione di alta prontezza d'uso HRF (che nessuna base turca ha). A Taranto Bush vorrebbe un'altra base. Gli industriali di Taranto hanno già detto di sì alla "superbase" sulle pagine del giornale "La Voce del Popolo". La nuova base Usa a Taranto dovrebbe sorgere nella zona del porto commerciale, a cinque chilometri di distanza dalla nuovissima base Nato di Chiapparo che fra poche settimane sarà inaugurata (si dice alla presenza di Ciampi).

Gli Usa vorrebbero gestire un'ampia banchina di attracco acquisendone - tramite una banca americana - la dispobibilità. La zona è quella del molo polisettoriale e lì la maggiore profondità non comporta problemi per le portaerei. Già le ultime tre navi americane giunte in occasioni diverse a Taranto nel 2004 hanno attraccato in quella zona del porto commerciale e non nella nuova base Nato di Chiapparo. La nuova base che Bush vorrebbe a Taranto è anche più lontana dalla vista di occhi indiscreti. Non potrebbe essere osservata dal lungomare o da palazzi vicini con il binocolo come è invece comodamente possibile per la base Nato di Chiapparo. La nuova base desiderata da Bush presenterebbe quindi condizioni di maggiore segretezza e sicurezza per le navi Usa. E avrebbe più spazio rispetto a Chiapparo. Questo rafforza l'idea che tutte le componenti operative (le navi della VI Flotta) presenti a Napoli e Gaeta vadano a Taranto. A Napoli verrebbe traslocato il comando navale Nato di Londra che si unificherebbe con l'HQ Allied Naval Forces Southern Europe già esistente nella città del Vesuvio. Della strategia di potenziamento delle basi Usa in Italia ne aveva già parlato Ennio Caretto sul Corriere della Sera del 27 novembre 2003 con un pezzo titolato "Bush riorganizza le Forze Usa in Europa. Sarà dato più peso alle basi nella Penisola". Sottotitolo: "Forse un comando dei reparti speciali e una struttura di intelligence".

Scriveva Caretto che gli Stati Uniti intendono riposizionare le proprie truppe ritirando parte delle forze dislocate in Germania e precisava: "Non è prevista la richiesta di nuove basi in Italia, ma alcune infrastrutture militari Usa esistenti nel nostro Paese saranno potenziate. E al Pentagono si discute se creare nuovi centri di comando regionali, tra cui uno italiano, per intelligence e corpi speciali". E dalla Casa Bianca confermavano: "Da oggi gli Usa terranno intense consultazioni con amici, alleati e partner di tutto il mondo per porre le forze necessarie nei luoghi più appropriati in risposta alle nuove esigenze di sicurezza. Missioni ad alto livello si recheranno nelle capitali straniere». Tra la fine di novembre e la prima settimana di dicembre del 2004 vi sono state apposite riunioni dei ministri di Difesa ed Esteri alla Nato a Bruxelles. "Vogliamo sentire le loro idee - ha detto il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld - vedere insieme che cosa si può fare". Oltre a Napoli e a Taranto, altro punto nodale è Livorno dove un accordo tra governo italiano e governo Usa sancisce il raddoppio del canale di Camp Darby, per dimezzare i tempi di carico delle navi. Altro punto nevralgico è La Maddalena dove è previsto un amplimaneto della base dei sommergibili nucleari di Santo Stefano, impiegati anche per l'intelligence. Accordo di potenziamento anche per le strutture di Catania-Sigonella. L'obiettivo è quello di consentire la maggiore mobilità possibile alle truppe e ai mezzi, organizzando in qualsiasi momento ponti aerei verso il Medio Oriente.

In questo quadro il nuovo comando Nato di Solbiate Olona, a pochi chilometri da Milano e dall'aeroporto di Malpensa, sarà un punto nevralgico per le future mobilitazioni di rapido intervento delle truppe di terra Usa. Ennio Caretto pecisava sul Corriere della Sera: "L'amministrazione Bush mantiene il massimo riserbo sui dettagli del piano di riposizionamento". E questo ci spiega come mai a Roma a nessun giornalista è stata rivelata la parte più delicata e riservata della missione dello staff di Bush.

* di Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it


Articolo ripubblicato da Arab.it in data giugno 2004 


 
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