"Non abbiate pieta per gli arabi" *
 
     
 
 
 
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Di seguito alcune quotazioni dalla stampa sionista, tradotte dall’Iwrit e trasmesse stamattina, dal giornalista palestinese Adib Kawar:


Dov Liour, Gran Rabbino della colonia Kiriat Arbaa a Hebron viene citato dal giornale Maariv, il 19 maggio 2004:

“Durante i combattimenti, all’esercito è permesso operare a danno dei residenti civili innocenti … secondo la legge della Torah israeliana (sic !), la compassione è limitata ai soli cittadini e soldati nostri. Questa è la vera morale della Torah di Israele. Non vi è spazio per sentimenti di colpa nei confronti della morale degli infedeli”

Batokh Kirling scrisse nel Israeli Newspaper il 23 maggio 2004:

“Ciò che si sta svolgendo attualmente a Rafah non è una pulizia etnica, ma invece la continuazione di una pulizia politica, il termine professionale dell’operazione è ‘politicizzazione’ in quanto si riferisce all’eliminazione della legittimità e del potere di un gruppo etnico-nazionale che mira all’autodeterminazione nell’ambito di uno stato nazionale e sovrano, mentre la ‘politicizzazione’ viene condotta con l’obiettivo di minimizzare questo diritto. Tale procedura comprende l’annichilimento sistematico di organizzazioni e dell’infrastruttura politica e sociale nonché l’eliminazione politica, ma perfino fisica, della classe dirigente di detto gruppo etnico-nazionale, innanzitutto la distruzione della volontà e della consapevolezza della vittima di servirsi del suo potere per conseguire l’autodeterminazione.

Questa è una procedura politica e militare comune molto complicata, perché richiede la capacità di ottenere una legittimazione in sede locale così come a livello internazionale per un’azione protratta, programmata allo scopo di prevenire l’esistenza di un’entità politica indipendente; quest’azione può, delle volte, andare avanti per decenni, preferibilmente con la cooperazione delle stesse vittime….. Sembra oggi che non vi sia finora apparso un governo israeliano od un’istituzione legislativa israeliana che avesse preso una chiara e palese decisione nell’ambito delle sue competenze, di eseguire la ‘politicizzazione’, ossia la pulizia politica del popolo palestinese, inclusi il primo ministro e le organizzazioni di sicurezza che lo circondano.

Ma tra i ranghi divisi dell’autorità israeliana c’è sempre stata la convinzione tacita (e delle volte apertamente pronunciata) di dovere riprendere le operazioni che erano iniziate con gli Accordi di Oslo, poi bloccate in seguito all’assassinio di Rabin, adoperando determinati e selezionati componenti di queste operazioni.

E vero che Sharon è riuscito a procurare per il Likud sorprendenti successi elettorali grazie alla sua immagine di chi odia i palestinesi, alla sua immagine di estremista e di militare selvaggio nonché di ‘padre delle colonie’. Ma le attese del suo elettorato, e non solo di coloro che si collocano all’estrema destra, vanno nella direzione di un capovolgimento dei risultati di Oslo, cioè, chi ha eletto Sharon vuole che i palestinesi vengano riportati alla situazione nella quale furono nei primi anni settanta, una situazione di sottomissione, in assenza di una classe dirigente locale e indipendente, senza istituzioni nazionali e popolari e senza alcuna infrastruttura economica, in breve, vuole che i palestinesi vengano riportati allo stato di materia prima nelle mani dei coloni e degli sfruttatori di Israele – e tutto ciò sotto il nome in codice di ‘pace e sicurezza.’

La guerra che Sharon ha condotto contro i palestinesi e contro la loro classe dirigente ha stimolato negli ebrei l’istinto di vendetta ed ha acceso la speranza di potere sconfiggere i palestinesi ottenendo la loro sottomissione facendo riaffacciarsi la prospettiva che una parte di loro non sarebbero stati in grado di sopportare le condizioni impossibili imposte e che sarebbero quindi scappati, come nel 1948, cosa che era una parte integrale della ‘politicizzazione’.

La grande operazione che si sta svolgendo attualmente nella Striscia di Gaza è stata programmata per realizzare due obiettivi: prima, per soddisfare una parte significativa della destra convincendoli di appoggiare, o quanto meno di non ostacolare i piani di Sharon nella loro versione modificata, poi, per andare avanti con la parte militare dell’operazione di ‘politicizzazione’ politica costruendo una posizione di maggiore potere per le decisioni in sede politica.”


From: Adib S. Kawar

Judaism Zionised

“Don’t have mercy on the Arabs”

The following quotations from the Zionist press are copied here under for the attention of those who still look for a political and peaceful solution with the Zionist entity:

The grand Rabbi of Kiriat Arbaa in occupied Al-Khalil (Hebron) – Occupied West Bank, Dove Liour, said: “During fighting the army is permitted to harm the innocent civilian inhabitants”. And according to this rabbi there is no need to have mercy upon non-Jewish civilians: “As per the law of the Israeli Torah mercy is limited only upon our citizens and soldiers. These are the real morals of the Torah of Israel. There is no room for the intuition of guilt against the morals of the infidels”.

Maarive May 19th 2004

Batokh Kirlingh wrote in the Israeli Newspaper on May 23rd 2004:

Without self determination

“What is taking place now in Rafah is not ethnic cleansing, it is

the continuation of the policy of political cleansing, political

cleansing “politicize” is the professional term for the operation of the destruction of the legitimacy and the power of an ethnic – national group for self determination – or the minimizing of this right – within the framework of a national sovereign state. This procedure goes through the systematic annihilation of organizations and the political and social infrastructure, and political and even bodily elimination of its leadership, especially the destruction of the will and confidence of the victim in its power of self determination. This is a very complicated common political and military procedure, because it requires obtaining local and international legitimacy for a continued action planned for the elimination of a political independent entity, which could, sometimes, continue for decades and possibly with the cooperation of the victim itself”.

“It appears that there was no Israeli government, or any legislative institution in it that happened to take a clear and open decision within its framework to execute the politicization of the Palestinian people, this including the prime minister and the security organizations surrounding him. But there had always been within the divided ranks of the authority in Israel a hidden (and sometimes open) conviction to return to the operation that started with the Oslo agreement, which was stopped after the assassination of Rabin through the adoption of certain selective components of this operation.

“The going back to a historical operation of the sort, in spite of the lack of pre agreement to the limits of the return, was possible, and changed to a workable agreement on the execution of the political cleansing (politicization)…

“It is true that Sharon obtained for the Likude astonishing electoral achievements, because of his image as a hater of the Palestinians, and as an extremist and savage military personality, and the ‘father of the settlements’. But the expectations of the electors, and not only those of the extreme right, of him is to turn the Oslo table of negotiations upside down, and to return the Palestinians to the situation they were in the early seventies, to submission, and the lack of local and independent leadership, without national and popular institutions and an economical infrastructure, in brief to return them to being simply a raw material in the hands of the Israel settlers and exploiters, under the codename ‘peace and security’.

… “The war that Sharon waged on the Palestinians and their leadership stirred the Jewish instinct of revenge, vitalized the hope of defeating the Palestinians and their submission and the possibility that some of them shall not be able to bear with the impossible conditions, thus start running away as what happened in 1948, which is an integral part of politicization...

“The big operation which is taking place in the Gaza Strip was planed to achieve two goals: First: To satisfy a significant part of the right and to convince them to support (or at least not to oppose) Sharon’s modified plan. Second, proceeding with the military part of the political politicization operation with a greater power in arrangement for the political stage”.

In reply, Palestinian Arabs are proving them selves, and that there is no return to what happened in 1948. There is no loss of hope for self determination by facing the savageness of Sharon and both of those on his right and left. This is Zionism and those are the Palestinian Arabs who are facing and fighting the military, ethnic and political cleansing with their lives and shall not lose hope and run away. 2004 is not 1948.

* Translation and comments by: Adib S. Kawar


Articolo ripubblicato da Arab.it in data maggio 2004 

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