Storia di Sindbad il Marinaio
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pilastri... ne uscì subito una grande quantità d'acqua e poi all'interno apparve il pulcino del Rukh. Allora essi lo tirarono fuori, lo sgozzarono e misero da parte una grande quantità di carne. lo intanto ero sulla nave e non sapevo quello che stessero facendo, fino a che uno dei passeggeri non venne a riva e mi disse: " Signore, vieni a vedere l'uovo, che pensavamo fosse una cupola. " Allora aguzzai gli occhi e, vedendo i mercanti che stavano picchiando sull'uovo con delle pietre, gridai loro: " Fermatevi, fermatevi! Lasciate stare quell'uovo, altrimenti l'uccello Rukh ci piomberà addosso, distruggerà la nostra nave e ci ucciderà." Ma quelli non mi prestarono attenzione e continuarono a picchiare sull'uovo; ed ecco allora che l'aria si fece buia e il sole si oscurò, come se fosse stato nascosto da qualche grossa nuvola di passaggio. Alzammo gli occhi al cielo e vedemmo che non si trattava di una nuvola, ma dell'uccello Rukh che volava tra noi e il sole.
Quando arrivò sull'isola e vide l'uovo rotto, gettò un alto grido, e subito accorse la sua compagna, e tutti e due cominciarono a volteggiare sulla nave emettendo grida sempre più alte. Allora io dissi al capitano e alla ciurma: " Presto, prendiamo il mare, cerchiamo di salvarci fuggendo, prima che quegli uccelli ci uccidano. " Così i mercanti corsero a bordo e noi levammo in tutta fretta le ancore cercando di guadagnare il mare aperto. Quando i due Rukh videro questo, si allontanarono in volo e noi spiegammo al vento tutte le vele, sperando di potere uscire dal loro paese; ma ecco che i due uccelli riapparvero di nuovo e si misero a volare sopra di noi, e allora vedemmo che ciascuno di essi portava fra gli artigli un enorme macigno che erano andati a raccogliere fra le montagne. Non appena il Rukh maschio fu giunto sulla nostra verticale, lasciò cadere il suo macigno, ma il capitano della nave, con una brusca virata, riuscì ad evitare di stretta misura il proiettile che cadde in acqua con tale violenza che la nostra nave venne quasi proiettata fuori dei mare e il macigno affondò lasciandoci vedere il fondo dell'oceano. Allora il Rukh femmina mollò il suo masso, che era più grande di quello del maschio, e poiché il destino aveva decretato così, il proiettile cadde sulla poppa della nave frantumandola e il timone volò in mille pezzi; a cagione di ciò la nave andò a fondo, trascinando con sé nel mare tutto ciò che vi era a bordo. Quanto a me, lottai cercando di rimanere a galla, fino a che Allah Onnipotente non mi mise fra le mani una tavola della nave, sulla quale salii a cavalcioni, e cominciai a navigare aiutandomi con i piedi che usavo a mo' di remo.
Ora, la nave era affondata vicino ad un'isola, in mezzo all'oceano, e i venti e le onde, col permesso dell'Altissimo, mi gettarono, quando ormai ero allo stremo, sulle spiagge di quell'isola. Colui che approdò su quelle rive era più un cadavere ambulante che un uomo vivo; mi gettai a terra sfinito e rimasi così disteso fino a che non ebbi riacquistato un po' di forze. Poi mi alzai e cominciai a girare per l'isola e mi accorsi che era simile ai giardini del paradiso. Vi erano alberi lussureggianti carichi di frutta matura, ruscelli dall'acqua chiara e cristallina, fiori bellissimi e profumati e uccelli in quantità che, cinguettando, cantavano le lodi di Colui che è Onnipotente ed Eterno. Mangiai quella frutta e bevvi l'acqua dei ruscelli fino a che non ebbi soddisfatta la fame e placata la sete, dopo di che mi sedetti ringraziando l'altissimo e lodando la Sua misericordia. Calò la sera e ancora non avevo udito voci né visto esseri umani. Stroncato dalla paura e dalla fatica, dormii come un sasso per tutta la notte e al mattino mi alzai e ricominciai a camminare fra gli alberi. Alla fine arrivai in un posto dove c'era una noria, nei pressi di un ruscello e accanto a questa noria vidi seduto un vecchio dall'aspetto venerabile, il quale portava intorno ai fianchi un gonnellino fatto con foglie di palma. " Forse. " pensai, " questo sceicco è scampato anch'egli ad un naufragio ed è capitato per caso sull'isola. " Così mi avvicinai e lo salutai, ed egli mi restituì il saluto, ma esprimendosi con i gesti e senza dire una parola; allora gli dissi: " Nonno, perché stai seduto qui? " Lui scosse la testa mugolando e fece dei cenni con le mani come per dire: " Prendimi sulle spalle e portami dall'altra parte del ruscello. " Pensai che mi conveniva essere gentile con quel vecchio, il quale forse poteva essere paralitico, e allora l'aiutarlo mi avrebbe fruttato una ricompensa in cielo. Così lo presi sulle spalle, lo portai nel luogo che mi aveva indicato e gli dissi: " Adesso puoi scendere. " Ma quello non solo non volle. scendere, ma anzi mi strinse le gambe intorno al collo, e allora mi accorsi che le aveva nere e rugose come la pelle del bufalo. A veder ciò cominciai a preoccuparmi e cercai di scuotermi di dosso quel vecchio. Ma più lo scuotevo e più quello mi serrava
... continua ...

 
 
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