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... il collo con le gambe, fino a che cominciai a vedere tutto nero. mi sentii soffocare e caddi a terra privo di sensi. Non per questo il vecchio mollò la presa; cominciò invece a picchiarmi sulle spalle e sulla schiena con quelle sue gambe che erano dure e facevano male come un nerbo di palma. Per sottrarmi a tanto dolore fui costretto ad alzarmi di nuovo e allora il vecchio mi accennò con la mano che lo portassi vicino agli alberi che avevano i frutti migliori, e se non ubbidivo o ero lento a obbedire, quello mi picchiava con i piedi facendomi più male che se mi avesse frustato. Tenendolo sempre così sulle spalle, dovevo correre a destra e a sinistra, dovunque egli mi accennasse, e insomma ero come un suo schiavo. Il vecchio non smontava mai dalle mie spalle, sulle quali orinava e faceva tutti i suoi bisogni. Quando voleva dormire mi stringeva forte le gambe intorno al collo e si addormentava per un poco; poi, appena sveglio, cominciava a darmi grandi colpi sulla schiena, e allora io dovevo alzarmi subito e cominciare a trasportarlo di qua e di là. lo non osavo contraddirlo per timore di essere picchiato, ma mi pentivo amaramente di avere avuto compassione di lui e non facevo che ripetermi: " Ho cercato di far del bene a quest'uomo e sono stato ripagato con il male; per Allah, in vita mia non renderò mai più un servizio a un uomo! " Un giorno che me ne andavo in giro per l'isola, sempre con quell'accidente sulle spalle, capitai in un luogo pieno di zucche, alcune delle quali erano secche. Raccolsi la più grande delle zucche secche, la vuotai per bene, quindi da una vite colsi dei grappoli d'uva, li spremetti fino a riempirne la zucca, che richiusi e lasciai al sole per qualche giorno fino a che il succo diventò un vino fortissimo. Presi l'abitudine di bere quel vino che mi sosteneva e mi aiutava a sopportare la fatica e spesso, quando ero un po' ebbro, dimenticavo i miei guai e mi sembrava quasi di essere felice.
Un giorno il vecchio, vedendomi bere a quella zucca, mi chiese a cenni che cosa fosse. " Questo " dissi io " è un eccellente cordiale che rallegra il cuore e anima lo spirito. " Così, essendo un po' brillo per il vino bevuto, cominciai a correre e a ballare fra gli alberi, battendo le mani e cantando, mentre il vecchio mi stava sempre a cavalcioni sulle spalle. Quando ebbe visto gli effetti di quella bevanda, il vecchio mi fece cenno che voleva bere anche lui, e io, per timore dei suoi colpi, gli passai la zucca. Gli piacque tanto che si scolò tutta la zucca; ma il vino gli diede alla testa e cominciò a dimenarsi sulle mie spalle battendo le mani e agitandosi tutto, fino a che sentii che i muscoli delle sue membra si rilassavano ed egli cominciava a vacillare. Quando mi accorsi che era completamente ubriaco, scostai le gambe che teneva strette intorno al mio collo e lo gettai a terra, Poi afferrai una grossa pietra che trovai vicino a un albero e con quella lo colpii più volte sulla testa, finché non gli ebbi schiacciato il cranio e la carne e il sangue formarono un'unica poltiglia. Così mori quel vecchiaccio; che Allah non abbia misericordia di lui!
Rimasi parecchi giorni su quell'isola con il cuore più tranquillo, mangiando frutti e bevendo l'acqua dei ruscelli, e non perdendo mai di vista il mare, sul quale speravo sempre di vedere apparire, un giorno o l'altro, una nave. E difatti ecco che un bel giorno, mentre me ne stavo sulla spiaggia, vidi un vascello che puntò diritto verso l'isola, e giunto in prossimità della costa gettò l'ancora. I passeggeri scesero subito a terra; io corsi verso di loro e quelli, non appena mi videro, mi si fecero intorno e cominciarono a interrogarmi sui casi miei e sulle ragioni della mia permanenza in quell'isola. Il racconto di tutto quello che mi era capitato li riempì di meraviglia e dissero: " Sappi, o fortunato, che colui il quale ti cavalcava era chiamato lo sceicco al-Bàr, ossia il Vecchio del Mare, e che non v'è uomo sulla faccia della terra che abbia avuto le sue gambe intorno al collo e sia tornato vivo a raccontare l'avventura. Sia dunque lodato Allah per la tua salvezza! " Ciò detto mi offrirono da mangiare e mi diedero delle vesti per coprire le mie nudità; quindi mi portarono con loro sulla nave e navigammo giorni e giorni, notti e notti, fino a che il destino volle condurci in un luogo chiamato la Città delle Scimmie. Le case di questa città erano altissime e tutte affacciate sul mare e vi era una sola porta molto pesante e rinforzata con borchie di ferro.
Ora bisogna sapere che gli abitanti di questa città ogni sera, come sopraggiungeva il crepuscolo, uscivano dalla porta, salivano su barche e navi e passavano la nottata in mare per paura che le scimmie calassero giù dalla montagna. Sentendo questa storia, io mi turbai, perché rammentai quello che io stesso avevo patito per causa delle scimmie. Decisi di scendere a terra per distrarmi visitando la città; ... continua ...
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