Storia di Sindbad il Marinaio
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pilastri... disposizione, ti darò tanti diamanti quanti tu non ne avresti mai potuti trovare attaccati a questa carne e più belli di quelli che tu abbia mai raccolto. Perciò, non temere nulla. " A queste parole l'uomo si rallegrò e mi ringraziò e mi benedisse. Poi ci mettemmo a chiacchierare insieme, fino a che gli altri cercatori, sentendomi discorrere con il loro compagno, si fecero avanti e mi salutarono. Allora io raccontai tutta la mia storia e dissi delle sofferenze che avevo patito e del modo in cui ero giunto in fondo a quella valle. Quindi diedi al padrone della bestia macellata un certo numero di pietre fra quelle che avevo indosso ed egli fu molto contento ed invocò su di me ogni benedizione dicendo: " Allah deve averti decretato una nuova vita, perché nessuno prima di te è mai sceso in quella valle e ne è uscito vivo. Sia dunque lodato Allah per la tua salvezza. "
Passammo la nottata in un luogo sicuro e piacevole, mentre io mi rallegravo per essere scampato alla valle dei serpenti e per essere giunto fra persone civili. La mattina di poi ci mettemmo in viaggio, attraversando l'imponente catena di monti e vedendo molti serpenti nella valle, finché alla fine giungemmo in una bellissima isola, dove c'era un giardino con grandissimi alberi di canfora, ognuno dei quali, con i suoi rami, poteva fare ombra a cento uomini ' Quando gli abitanti del posto hanno bisogno di canfora, con un lungo ferro fanno un buco nella parte superiore del tronco, ed ecco che dal buco esce acqua di canfora, che sarebbe la linfa dell'albero, ed essi la raccolgono in grandi recipienti dove subito diventa densa come resina. Però dopo questa operazione l'albero muore ed è buono solo per farne legna da ardere. In questa stessa isola c'è una specie di bestia selvatica, chiamata karkadann, che pascola nei prati come da noi le vacche e i bufali, ma il suo corpo è più grande di quello di un cammello e si ciba di foglie d'alberi e di arbusti. È, un animale notevole, con un corno grande e grosso, lungo dieci cubiti, piazzato in mezzo alla fronte. e se questo corno si spacca in due dentro vi si vede la figura di un uomo. Viaggiatori e mercanti dicono che questa bestia, chiamata karkadann, ha tanta forza che è capace di portare infilzato sul corno un elefante e continuare a pascolare per l'isola e lungo la costa senza avvedersene, fino a che l'elefante muore e il suo grasso, sciogliendosi al calore del sole, scorre negli occhi del karkadann e lo acceca. Allora l'animale si getta a terra sulla spiaggia adagiato su un lato e poi arriva il grande uccello Rukh, che lo afferra tra gli artigli e lo porta ai suoi piccoli i quali si cibano del karkadann e dell'elefante che ha infilzato sul corno.
In quell'isola vidi anche molte specie di buoi e di bufali che non hanno nulla a che vedere con quelli che si trovano nei nostri paesi. Colà vendetti una parte dei diamanti, cambiandoli in dinàr d'oro e in dirham d'argento, e con altri comprai alcuni prodotti del luogo; poi, dopo aver caricato su bestie da soma le merci, continuai a viaggiare con i mercanti di valle in valle e di città in città comprando e vendendo, osservando i paesi stranieri e le opere e le creature di Allah, fino a che giungemmo alla città di Bassora dove sostammo qualche giorno; dopo di che, congedatomi dai mercanti, continuai il mio viaggio verso Baghdad. Qui giunto, mi riunii agli amici e ai parenti, dispensai il denaro in elemosine ed opere di carità e feci ai miei amici molti regali con gli oggetti che avevo portato dai paesi stranieri. Poi, col cuore leggero e con l'animo sgombro da ogni affanno, pensai solo a mangiare bene, a bere meglio e a trascorrere il tempo serenamente. E tutti quelli che udivano del mio ritorno a casa venivano a trovarmi e mi facevano una quantità di domande sulle avventure che avevo avuto e sui paesi stranieri che avevo visto. ed io raccontavo loro tutto ciò che mi era successo e quello che avevo sofferto, e questo era motivo per tutti di grande gioia e non v'era chi non si rallegrasse perché ero tornato sano e salvo. In tal modo si conclude la storia del mio secondo viaggio e domani, se Allah lo vuole, vi racconterò quello che mi accadde durante il terzo viaggio.
Quando i presenti ebbero finito di esprimere la loro meraviglia per questo racconto, furono portati i cibi e tutti cenarono abbondantemente. Poi Sindbad il Marinaio ordinò che venissero date cento monete d'oro a Sindbad il Facchino, il quale le prese, ringraziò e andò ad accudire alle sue faccende, continuando a stupirsi per le avventure capitate a Sindbad il Marinaio e lodando in cuor suo Allah che lo aveva salvato e benedicendo il suo benefattore. ... continua ...

 
 
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