Storia di Sindbad il Marinaio
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pilastri... era meglio di questo deserto! Per lo meno laggiù c'era frutta da mangiare e acqua da bere, mentre qui non vi sono né alberi, né frutti, né ruscelli. Ma non vi è né grandezza né potenza se non in Allah, il Glorioso! Mi par proprio che il mio destino sia quello di scampare da un pericolo per cadere in un pericolo maggiore. "
Tuttavia mi feci coraggio e scesi verso la valle per esplorarla meglio. E fu allora che mi accorsi che il fondo della valle era fatto di diamanti, ma vidi anche, purtroppo, che il luogo era popolato di serpenti grossi come tronchi di palma, capaci di mangiare con un solo boccone un elefante o un bufalo, e tutti questi serpenti di giorno si nascondevano per paura dell'uccello Rukh e di notte uscivano fuori dai loro antri. Vedendo ciò, non potei fare a meno di esclamare: " Per Allah, quanta fretta ho avuto di precipitarmi verso la morte! " Poiché il giorno stava per finire, pensai di cercare un nascondiglio dove passare la notte al riparo da quei serpenti spaventosi. Guarda e guarda, alla fine scorsi una caverna con una entrata stretta; mi infilai in quel pertugio, feci rotolare una grossa pietra bloccandone l'ingresso e mi sedetti per terra tirando un sospiro di sollievo e dicendomi: " Se Dio vuole, per questa notte sono in salvo; domani non appena farà giorno uscirò e vedrò quello che il destino tiene in serbo per me! ".
Ciò detto mi guardai intorno e allora i capelli mi si rizzarono sulla testa dalla paura e cominciai a sudare freddo, perché in fondo alla caverna c'era un enorme serpente acciambellato, intento a covare le sue uova. Mi raccomandai allora ad Allah misericordioso e, cercando di non muovermi e di non fare rumore, mi rincantucciai in un angolo e trascorsi la nottata in preda al timore. Appena si fece giorno, tolsi la pietra dall'apertura dell'antro e uscii fuori, barcollando come un ubriaco, stordito dall'insonnia, dalla fame e dalla paura. Cominciai a girare per la valle pensando al modo di uscirne, quand'ecco che d'un tratto mi vidi cadere davanti ai piedi una bestia scannata. Alzai gli occhi e non vidi nessuno. Me ne stavo ancora stupito da quest'altro fenomeno , quando mi ricordai di aver sentito raccontare una volta da viaggiatori e mercanti che le montagne di diamanti sono luoghi pieni di pericoli e inaccessibili, ma che coloro i quali cercano i diamanti usano uno stratagemma per appropriarsene. Dall'alto di un monte gettano in fondo alla valle pecore scannate e quarti di bue, e le pietre di diamante che sono in fondo alla valle si attaccano alla carne ancora fresca. I mercanti rimangono poi in attesa fino a che, a giorno fatto, non sopraggiungono aquile ed avvoltoi che, scorgendo la preda, la afferrano con gli artigli e se la portano in cima al monte. I mercanti piombano allora addosso agli uccelli emettendo alte grida e spaventandoli, così che quelli volano via. Allora essi tolgono le pietre di diamante rimaste attaccate alla carne fresca e se ne tornano ai loro paesi con il carico prezioso lasciando la carne alle aquile e agli avvoltoi. Né pare vi sia altro mezzo, se non questo, per impadronirsi dei diamanti.
Così, quando mi vidi cadere davanti quell'animale sgozzato, mi ricordai di questa storia e subito corsi a riempirmi le tasche, le pieghe dell'abito, il turbante con le pietre più belle che riuscii a trovare. Mentre ero intento a far ciò, ecco che mi vidi cadere davanti ai piedi un'altra bestia, più grande, sgozzata. Allora mi legai ad essa con il turbante e mi distesi per terra, lasciando che la carcassa dell'animale mi coprisse tutto. Mi ero appena messo in posizione, quand'ecco una grossa aquila calò giù dal cielo, afferrò la carne con gli artigli e volò via trasportando anche me, che stavo aggrappato alla carcassa dell'animale ucciso. E tanto volò che giunse in cima a un monte, dove si posò. E stava per azzannare l'animale, sotto il quale io ero nascosto, quand'ecco si udirono strepiti e grida e l'aquila impaurita volò via. Allora io mi sciolsi dalla carcassa e mi alzai in piedi. Ed ecco che apparve il cercatore di diamanti che aveva gettato in fondo alla valle quella carcassa e vedendomi lì in piedi si prese paura non sapendo se io fossi un uomo o uno spirito. Poi si fece coraggio, si avvicinò alla bestia e non trovandovi alcun diamante attaccato cominciò a gemere e a lamentarsi battendo il petto: " Povero me! Povero me! Solo nella maestà e nella potenza di Allah troviamo rifugio contro Satana il lapidato! Ahimè, povero me! Che faccenda è questa? " Allora io mi avvicinai a lui ed egli mi disse: " Chi sei tu e come mai ti trovi in questo luogo? " E io: " Non temere. Io sono un uomo e non uno spirito: sono un onest'uomo e faccio il mercante. La mia storia è incredibile, le mie avventure sono meravigliose e il modo in cui sono giunto qui è prodigioso. Dunque sta' di buon animo e non temere nulla da me; e anzi, per dimostrarti la mia buona ... continua ...

 
 
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