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... In quello stesso giorno salpammo le ancore e navigammo di isola in isola e di mare in mare, e dovunque ci fermassimo io vendevo e barattavo le mie noci di cocco e l'Onnipotente mi ripagò di tutto ciò che avevo perduto in precedenza. Fra l'altro giungemmo in un'isola dove abbondavano i chiodi di garofano, il cinnamomo e il pepe; e la gente del posto mi disse che accanto ad ogni pianta di pepe cresce una grande foglia che la ripara dal sole durante la stagione calda e dall'acqua durante la stagione umida; e poi, quando la pioggia è cessata, la foglia avvizzisce e cade a terra accanto alla pianta di pepe. Qui io feci grandi provviste di pepe, di chiodi di garofano e cinnamomo in cambio di noci di cocco; e poi passammo nell'isola di Alusirat, da dove viene il legno di aloe, e di qua ad un'altra isola, distante cinque giorni di viaggio, dove cresce il legno di Cina che è ancor meglio di quello di aloe. Infine giungemmo nelle acque dove si pescano le perle ed io diedi ai pescatori un certo numero di noci di cocco dicendo loro: "Tuffatevi e pescate secondo la mia fortuna!" Ed essi così fecero e portarono su dal profondo del mare molte perle grandi e preziose dicendomi: "Per Allah, padrone, questa sì che si chiama fortuna!".
Poi spiegammo di nuovo le vele e con la benedizione di Allah (il Suo nome sia sempre esaltato) non cessammo di navigare finché arrivammo felicemente a Bassora. Là mi trattenni qualche giorno quindi proseguii per Baghdad ed entrai nel mio quartiere e ritrovai la mia casa e gli amici e i parenti che si rallegrarono con me. Feci poi l'inventario di tutto ciò che avevo riportato da questo viaggio, distribuii elemosine, beneficai vedove ed orfani e feci dei regali agli amici e ai parenti. Perché il Signore mi aveva ridato ciò che avevo perduto.
Quando ebbe finito di raccontare, Sindbad il Marinaio si volse a Sindbad il Facchino e gli disse: "Ora sai anche tu quante pene e quante traversie mi è costata la presente agiatezza." Allora Sindbad il Facchino si vergognò e disse: "Signore, non prendertela con me per quello che ho detto. Riconosco che sono stato sciocco e avventato." Poi Sindbad il Marinaio ordinò che venissero portati cibi e bevande e tutti mangiarono e bevvero a sazietà intrattenendosi a conversare piacevolmente. Alla fine il padrone di casa ordinò che venissero dati cento dinàr d'oro a Sindbad il Facchino e gli disse: " Tu sei mio amico e questa casa è aperta a te in ogni momento. Se avrai bisogno di qualche cosa, o se ti piacerà di rallegrarci con la tua compagnia, sarai sempre il benvenuto, perché noi siamo come due fratelli. " E così vissero serenamente in grande amicizia, fino a che giunse Colei che cancella le gioie, che divide gli amici, che spopola i palazzi e popola le tombe. Sia lode a Colui che non muore!
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