Storia di Sindbad il Marinaio
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pilastri... Infine gli calarono giù una giara d'acqua e un po' di cibo a mo' di viatico. Poi chiusero la bocca della caverna con il macigno e tornarono in città lasciando il mio amico con la moglie morta.
Quando vidi ciò mi dissi: " Per Allah, questa usanza è peggiore della morte che manda Iddio! " Così mi recai subito dal re e gli dissi: " Signore, perché seppellite insieme il vivo e il morto? " Ed egli mi rispose: " E questa una usanza che vige fra noi da tempo immemorabile. Così hanno sempre fatto i nostri antenati! " Allora io gli chiesi: " Dimmi una cosa, o re del nostro tempo. Se la moglie di uno straniero muore fra voi, seppellite vivo anche lo straniero? " E il re mi rispose: " Senza alcun dubbio; chiunque si trovi sulle nostre terre, deve sottostare alle nostre usanze. " Quando ebbi udito queste parole, la vescica del fiele fu lì per scoppiarmi dalla preoccupazione e dalla tristezza. Mi sentii pieno di angoscia, al punto da perdere quasi la ragione, e cominciai a temere che mia moglie morisse prima di me e mi seppellissero vivo. Tuttavia. dopo un po' di tempo ripresi animo consolandomi col pensiero che forse sarei morto prima io, dal momento che nessuno sa chi dovrà morire per primo. Infine, le occupazioni della vita di ogni giorno mi distrassero e non pensai più a questa faccenda.
Tuttavia non trascorse molto tempo e un giorno mia moglie si ammalò e dopo qualche poco morì. Allora il re e quasi tutti gli abitanti di quella città vennero a casa mia a condolersi con me e con la famiglia di mia moglie e molti cercarono di consolarmi per la sorte che mi attendeva. Poi vennero le donne che lavano i cadaveri e lavarono ed abbigliarono mia moglie e le misero indosso le vesti e i gioielli più preziosi, quindi la deposero nella bara e la portarono nel luogo che ho detto, dove scoprirono l'imboccatura della caverna. Quando ebbero buttato la bara in fondo alla caverna, i parenti di mia moglie e i miei amici mi si fecero intorno cercando di consolarmi per la mia morte. Ma io continuavo a gridare: " Nel nome di Allah Onnipotente, come è possibile che sia sancito dalle leggi seppellire il vivo con il morto? Io sono straniero, non sono del vostro paese, e non posso sottostare alle vostre usanze. Se avessi saputo questa cosa, non mi sarei sposato con una delle vostre donne! " Ma quelli non prestarono attenzione alle mie parole. Mi presero, mi legarono una fune sotto le ascelle e mi calarono in fondo alla grotta, insieme con un'anfora d'acqua e un po' di cibo, secondo l'usanza. Quando ebbi toccato il fondo, dall'alto mi dissero di sciogliere la fune, ma io mi rifiutai di farlo, e allora quelli gettarono di sotto l'altro capo della fune, poi chiusero l'imboccatura della caverna e se ne andarono per i fatti loro.
lo mi guardai intorno e vidi che mi trovavo in un'ampia caverna, piena di scheletri e di cadaveri che esalavano un puzzo ammorbante mentre l'aria risuonava dei gemiti dei moribondi. Allora non potei fare altro che biasimarmi per quello che avevo fatto dicendo: ",Per Allah, io merito tutto ciò che mi è capitato e ciò che mi capiterà! Quale maledizione mi ha indotto a prendere moglie in questa città? Non vi è forza né potenza se non in Allah, il Glorioso, il Grande! Come ho detto tante volte, sono sfuggito da un pericolo per cadere in un pericolo peggiore. Per Allah, questa è davvero una morte abominevole! Volesse il cielo ch'io potessi morire una morte onorevole, degna di un uomo e di un musulmano. Sarebbe stato meglio se fossi morto in mare o perito fra le montagne! Meglio assai sarebbe stato che non finire in un modo così miserando! " E continuai a gemere e a lamentarmi per la mia sorte, poi mi gettai a terra, sulle ossa dei morti, implorando l'aiuto di Allah, fino a che i morsi della fame non mi attanagliarono lo stomaco e la sete mi bruciò la gola. Allora mi alzai e a tastoni cercai il pane e ne presi un morso; poi bevvi una sorsata d'acqua. Il giorno dopo cominciai ad esplorare quella caverna e vidi che si estendeva in ogni direzione con una grande quantità di cunicoli e che dovunque era cosparsa di ossa di morti o di corpi in putrefazione. Alla fine trovai una nicchia. nella quale mi rifugiai, un po' lontano dai cadaveri che erano stati gettati più recenti.
Rimasi cosi parecchi giorni, fino a che le mie provviste cominciarono a scarseggiare. Eppure mangiavo solo una volta al giorno e talvolta anche ogni due giorni e bevevo il meno possibile, per paura che l'acqua e il cibo mi venissero meno prima ch'io morissi. Un giorno, che me ne stavo così a riflettere sui miei tristi casi e a chiedermi come avrei fatto quando il pane e l'acqua mi fossero venuti meno, ecco che il macigno che copriva l'imboccatura della caverna venne rimosso e la luce piovve su di me. Allora mi dissi: ... continua ...

 
 
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